Dichiarazione dei diritti di Internet, il momento di partecipare.
Sul sito della Camera è stata appena pubblicata la bozza della Dichiarazione dei Diritti in Internet. Sul testo predisposto dalla “Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet” presieduta da Stefano Rodotà, si aprirà una consultazione pubblica il 27 ottobre, che durerà 4 mesi.
Non sono un fan delle Dichiarazioni dei Diritti. So per esperienza che per garantire i diritti c’è bisogno di politiche, e pratiche. E che spesso nella storia del ciberspazio le Dichiarazioni con la D maiuscola sono arrivate tardi, quando i cavalli erano ormai scappati (la Dichiarazione d’Indipendenza del Cyberspazio di John Perry Barlow, The Design Philosophy of the DARPA Internet Protocols di David Clark, Architectural Principles of the Internet di Brian Carpenter sono solo alcuni esempi).
Detto questo la Dichiarazione è un bel passo avanti. E lo è per una serie di ragioni. Innanzitutto è l’esito atteso di un percorso, coerente e rigoroso, che l’ala liberale del dibattito giuridico sulle reti ha intrapreso da anni con sacrificio e intelligenza. Per il professore Rodotà, che di quella prospettiva è voce autorevole a livello internazionale, è il coronamento di lunga battaglia. (Che poi da noi, quando si è trattato di riconoscergli autorità e merito, i liberali si siano “distratti” e il prof si sia ritrovato accanto solo le forze più giovani e radicali, è evento delle miserie della politica italiana e saltiamolo a pié pari).
Con questa Dichiarazione c’è però il rischio di fare anche due passi indietro. A una prima lettura ho appuntato una sfilza di passaggi critici, di questioni controverse, di principi lasciati in un’ambiguità che può rappresentare il tallone d’Achille del sistema di protezioni che si vuole imbastire. Le critiche vanno articolate e corredate con proposte alternative, ed è quello che intendo fare appena completo il post. Nel frattempo apprezzo l’apertura di una consultazione pubblica, uno strumento di partecipazione che, se verrà utilizzato correttamente, potrà produrre qualcosa di innovativo nel panorama dei rapporti di potere nel ciberspazio.
Per chi studia le reti da una prospettiva diversa da quella di Rodotà, e anche per chi ha una visione del ciberspazio alternativa al modello neoliberale dell’Internet Governance e del multi-stakeholderismo, sarà fondamentale partecipare. Così come sarà di cruciale importanza la capacità dei movimenti che si battono per una rete aperta e decentrata di mobilitarsi attorno alle proprie proposte e raccogliere consenso. L’hastag lanciato dalla Camera sulla questione è #BillOfRights. Partecipiamo.